Consigli - Trucchi

CONSIGLI 
CENTRI COMMERCIALI A MILAZZO

Consigli per come fare acquisti in modo corretto
nei Centri Commerciali e Supermercati a Milazzo 
(o Alcune cose che il tuo Centro e Supermercato non vuole che tu sappia)
Quando entriamo in un Centro Commerciale o Supermercato, non entriamo soltanto in un negozio molto grande. Entriamo in un posto studiato per farci spendere quanto più possibile. Migliaia di ingegneri sociali, psicologi, esperti di marketing nel corso dei decenni hanno elaborato decine di trucchetti (alcuni piuttosto subdoli) per farci spendere molto più di quello che avevamo preventivato all’entrata. Per difenderci da questi continui attacchi, il metodo migliore è conoscere il nostro nemico. Sapere come pensa, cosa ha escogitato per spremerci il più possibile, mentre ci stringe la mano e sorride. Vediamo insieme alcune tecniche: 

GLI ACQUISTI IMPULSIVI
In questo campo i loro trucchetti sono talmente tanti che ne vediamo solo un paio, in modo da poterli riconoscere in tutte le loro forme:
- I prodotti alle casse. Vicino alle casse il cliente è costretto a fare la fila, quindi ad aspettare. Perché non sfruttare quest’attesa? Ecco perché ci sono tanti articoli con prezzo gonfiato, come batterie, lamette, cioccolata in tutte le forme. E spesso ci sono anche le confezioni di profilattici, rigorosamente prive di prezzo, perché sanno che la gente prova vergogna a informarsi sul loro prezzo e li aggiunge furtivamente alla spesa al momento di pagare.
- I bambini. Le giovani mamme sono costrette a portarsi i figli al supermercato, che diventa di frequente territorio di capricci interminabili. E questo i signori del supermercato lo sanno. Le casse sono piene di ovetti Kinder, gomme, caramelle, patatine… e tutto rigorosamente ad altezza di bambino. Spesso i più piccoli, che non capiscono ancora bene cosa significhi acquistare, afferrano semplicemente la merce per portarla via. Capriccio 
provocato = guadagno assicurato
IL TEMPO
Da recenti studi, ogni minuto in più passato al supermercato frutta alle sue casse più di un euro. Se vi chiedevate per quale motivo prodotti primari come sale, zucchero, uova siano introvabili, be’, adesso lo sapete. Vogliono fare in modo che perdiato un sacco di tempo a cercarli, guardando così tanti altri prodotti che potreste scoprire di volere.
Sanno anche che quando entrate avete fretta e pensate (illusi) che ci metterete pochissimo. Per questo i prodotti meno interessanti, o su cui guadagnano meno, o talmente importanti da essere inevitabili, sono messi all’inizio. Le ricerche dimostrano che nei primi metri la gente passa velocemente, senza curarsi guardarsi intorno.
La musica, sempre presente, serve a creare un clima piacevole in cui trascorrere volentieri altro tempo.


LE TESSERE PUNTI

Se sono gratis potete anche farle, ma non lasciatevi condizionare. Servono principalmente a due scopi, entrambi pessimi:
- Vi “fidelizzano”. Ogni volta che dovete comprare un prodotto pensate: ehi, faccio due passi in più e lo compro in quel supermercato, così mi danno i punti. Quando arrivate al premio, ammesso che nel frattempo i punti non siano scaduti, vi danno un paio di bicchieri da 50 centesimi. Solo che per ottenerlo avete acquistato merce a prezzi più alti. E quante volte la cassiera dice: “le mancano venti centesimi per arrivare a dieci punti” e voi aggiungete un pacchetto di caramelle alla spesa? 
- Vi schedano, su due livelli. Quando chiedete la tessera dovete inserire un sacco di dati
personali. E poi, ogni volta che acquistate, sanno cosa avete acquistato e quando. Viva la privacy.
Sono utili solo per poter usufruire di offerte dedicate esclusivamente ai tesserati. In quel caso desiderano talmente tanto che finiate nella trappola delle tessere che vi danno alcuni prodotti riducendo il loro margine di guadagno. Quello diretto, perché indirettamente …

 
GLI SCONTI
Lo sapete tutti, vero, che la maggior parte degli sconti sono fatti su prodotti a cui è stato dato di proposito un prezzo maggiorato? 

Esistono degli sconti reali, e sono solo prodotti allodola. Servono a farvi entrare in quel supermercato, e a farvi pensare che se quel prodotto che conoscete costa tanto meno, allora anche tutti gli altri prodotti avranno prezzi vantaggiosi. Falso, ovviamente. 
Altri sconti avvengono su prodotti che stanno per scadere e sarebbero costretti a gettare. Sta a voi capirlo e comportarvi di conseguenza. Un’altra cosa che i supermercati sanno, è che i prodotti all’altezza degli occhi sono quelli che la gente compra di più. Per questo mettono quelli scontati, o migliori a parità di prezzo, in posizioni diverse, offrendovi alla vista sempre il prodotto che a loro conviene di più vendere, non certo quello che converrebbe a voi comprare.
 
LE SCADENZE
La prima cosa che mi hanno insegnato sui supermercati è che devo sempre guardare la data di scadenza dei prodotti. La seconda, è che i prodotti che scadono prima sono sempre più accessibili.  
Agli addetti viene ordinato di inserire la nuova merce sotto quella già presente. Viene da sè che durante la scelta vi conviene scavare un pochino.Rispetto a tutte le tecniche utilizzate, questo articolo rappresenta davvero poco. Quello che è importante, è capire cosa succede quando entriamo, per essere più consapevoli e non farci manipolare ogni volta che mettiamo piede in un supermercato. 
Ah, un’ultima cosa: il carrello per la spesa e il cestino sono un ricettacolo di batteri. Da una ricerca sono risultati più sporchi della tavoletta di un water, secondi solo alle mani di un bambino dell’asilo.

DOPO QUESTA PREMESSA
possiamo dire che: Una grossa fetta dell’economia mondiale corre sulla debolezza umana. La pressione dei coetanei, la vanità, l’insicurezza o la gola spesso giustificano buona parte dei nostri acquisti. Quello che forse non sai è che questi fattori, se combinati con regole molto più complesse e scientifiche, sono in grado di indurre nell’essere umano l’irrefrenabile istinto di spendere tutto lo stipendio, senza remore. Parliamo dei celebri “trucchi” da centro commerciale, che in pochi conoscono, ma che scommetto ti faranno pensare “E’ vero! E’ successo anche a me in quel supermarket!”. Infatti parliamo di lavaggio del cervello.
 

TI MUOVI IN MODO PREVEDIBILE:
Come sottolinea Paco Underhill nel suo celebre best seller “Why we buy“, all’interno di un supermarket i nostri movimenti sono prevedibili come quelli di una mandria di pecore affamate. Dal suo studio è emerso, in particolare, che siamo più attratti dai percorsi shopping se disposti in senso antiorario. Per indurre questo tipo di spostamento i gestori dei centri commerciali e dei supermarket hanno escogitato un trucco: i prodotti di pronta necessita e di sicuro acquisto sono disposti sempre sul fondo o alla fine di un percorso. In questo modo l’acquirente, prima di arrivare al prodotto a cui è più interessato (ad esempio un pacco di pasta) è costretto a passare davanti a decine di scaffali ricolmi di articoli a cui non è direttamente interessato, ma che potrebbero attirare la sua attenzione. Riprendiamo l’esempio della pasta: entro nel supermercato per comprare solo un pacco di spaghetti ma, trovandosi questo in fondo al negozio, sarò costretto ad incamminarmi tra scaffali traboccanti di sughi al pesto e piatti di plastica. Morale della favola: questa sera mangerò spaghetti al pesto in un piatto di plastica. Sappiamo che modelli di rotazione di questo tipo sono comuni in animali da branco, come gli elefanti , ma fino ad ora non emerge un motivo definitivo che giustifichi questa “indole” negli esseri umani. Tuttavia alcuni studi hanno dimostrato che gli acquirenti britannici, australiani o giapponesi tendono ad andare in senso opposto (in senso orario) attraverso i negozio: è quindi ipotizzabile che il fenomeno sia strettamente collegato al lato della strada su cui si è abituati a guidare (in Inghilterra, Australia e Giappone, per l’appunto, la guida è a destra)


NON RESISTI AGLI SCINTILLII

E’ quasi una legge fisica: gli esseri umani danno per scontato che un oggetto, se brilla, è elegante e costoso. Dopotutto ci sarà un motivo se, quando entri in un centro commerciale, tutto è così lucido e “sbrilluccicoso”? Una società di marketing, tale Envirosell Inc. (consulente per Wal-Mart, The Gap, The US Postal Service e molti altri), ha finanziato uno studio in proposito, dal quale è emerso che i pedoni automaticamente rallentano quando passano davanti una vetrina con luci intermittenti o scintillanti. A prescindere da qualsiasi età, sesso o reddito: non possiamo farne a meno. All’interno del suo libro “Shiny Objects Marketing” il noto ricercatore David LaBonte fornisce una dettagliata spiegazione del fenomeno. La risposta all’attrazione dell’uomo verso oggetti o superfici risiede probabilmente nell’evoluzione: “Quando gli uomini primitivi – spiega LaBonte – ancora dovevano preoccuparsi di trovare acqua limpida e potabile in natura, vedere uno stagno o un ruscello riflettere la luce del sole era segno di purezza dell’acqua. Ne erano quindi attratti e potevano  dissetarsi“. Riflettendoci, i diamanti mi mettono una sete…


LO SHOPPING TI FA “SBALLARE”
Migliaia di persone in fila per un Iphone5, centinaia di donne che affollano il nuovo stand della Yamamay, decine di adolescenti che sbavano negli Xbox store all’uscita di Halo4: lo shopping ci fa impazzire. Ma perchè? La risposta è semplice: dopamina. Dolce ed irresistibile dopamina. Questa sostanza è l’ormone che il cervello produce in risposta a piacevoli stimoli come sesso, droghe, o una buona amatriciana. Ma, ancora più importante, la dopamina è anche il “gestore” di premi e punizioni, un sistema che da sempre l’essere umano utilizza per motivarsi. Come se il nostro cervello ci dicesse: “Hai raggiunto il tuo obiettivo? Bravo! Eccoti 10cc di dopamina“. Acquistare roba che ci piace è una “scorciatoia” per la produzione di dopamina. Ma non solo! Produciamo dopamina anche quando ricerchiamo o analizziamo posti e stimoli nuovi. Per questo motivo siamo maggiormente propensi ad acquistare oggetti stupidi e pressoché inutili quando siamo in viaggio. E per questo motivo la maggior parte dei negozi Duty Free, negli aeroporti, propone orpelli di dubbio valore. #2. Non sai contare?
Al lancio del primo iPad le pagine dei giornali titolavano “Il nuovo iPad è in vendita a 599€“. Un buon prezzo, direi… Aspetta! Ma per cosa? Prima di quel giorno neppure esisteva il tablet! Come faccio a stabilire se 599€ sia un buon (o cattivo) prezzo? E perché continua ad attirarci quel tipo di prezzo se lo sanno anche le pietre che 599 è praticamente 600!? Belle domande.
Nel mondo del marketing questo fenomeno è conosciuto come prezzo d’ancoraggio. E’ lo stesso principio che regola la celebre dicitura “Il 25 per cento di sconto rispetto al prezzo di listino” che campeggia in molti store. Basta una semplicissima ricerca su google per scoprire che il prezzo scontato è, in vero, pari al prezzo reale (quindi stai risparmiando il 25 per cento su un numero immaginario). Ma un inganno così ovvio come fa ad influenzare così profondamente la nostra capacità di giudizio? Ti rispondo subito. Immagina tre palline da golf messe in fila. Fatto? Ora immagina 864 palline da golf in una scatola. Questo è un po’ più difficile vero?
Non solo non riesci ad immaginarle, se non sommariamente, ma non hai neppure idea di quanto grande debba essere la scatola che le contiene. Il tuo cervello non è in grado di gestire i grandi numeri, istintivamente.  Il prezzo da 599 € vs 600 € ne è un esempio perfetto. Anche se sai che a livello conscio non vi è alcuna differenza importante tra questi due numeri, la tua percezione è radicalmente diversa perché il cervello non sa collegare queste cifre ad un quantitativo, ben definito, nel mondo reale.

 

GUSTO E' INFLUENZATO DALLA MARCA
La fedeltà al marchio ha senso, fino ad un certo punto. Se hai comprato una Toyota 5 anni fa e ti sei trovato bene, è molto plausibile che la tua prossima autovettura sia della medesima marca. Ma esiste un punto in cui il senso di appartenenza ad un brand inizia a fregarti. Torniamo al 1970 per qualche riga.
In quel anno la fino ad allora quasi sconosciuta Pepsi Cola organizzo una nuova campagna pubblicitaria. Chiesero ad un campione casuale di americani di assaggiare due bibite in barattoli senza etichetta: il primo conteneva Pepsi, l’altro la ben nota Coca Cola. La maggior parte degli intervistati dichiarò di preferire il primo barattolo, contenente appunto la Pepsi. Fu un successo storico per l’azienda. Esattamente un anno dopo la Coca Cola organizzò la propria vendetta, ripetendo il medesimo esperimento, ma con i marchi di entrambe le bevande ben evidenti. Il risultato fu, assurdo ma vero, esattamente l’opposto: la gente preferiva la Coca Cola, in quanto il logo ed i colori erano più familiari e rassicuranti. Questo esperimento, negli anni, è diventato noto come il Pepsi paradox (il paradosso della Pepsi). E’ lo stesso principio che collega il prezzo alla qualità del prodotto. In un esperimento condotto dall’autore danese Martin Lindstrom per il Financial Times, 85 persone su 100 hanno preferito il sapore di un vino da 90$ rispetto ad uno da 3$. Peccato che l’unica differenza tra i due prodotti fosse il prezzo, trattandosi del medesimo vino. Il motivo? E’ scientifico: i brand stimolano la la corteccia prefrontale mediale, che influenza direttamente la percezione del gusto e dei sapori. Se te lo stessi chiedendo, la risposta è: si, si tratta del cosiddetto ”lavaggio del cervello”.






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